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San Cesareo (RM)
Infanzia e adolescenza

La Serva di Dio Giuseppina Arcucci nacque a Palermo il giorno 11 aprile 1860. Il suo nome al all’anagrafe era Ernestina Maria Luisa. I suoi genitori erano Giovanni Arcucci, secondo tenente del Reggimento Carabinieri a piedi del Reale Esercito delle Due Sicilie, nativo di Gaeta, e Maria Di Maggio di Palermo. I due si conobbero con molta probabilità a Messina, dove contrassero matrimonio presso la chiesa parrocchiale di San Giacomo il giorno 22 luglio 1849. Giovanni e Maria cambiarono spesso residenza a motivo del lavoro di lui. Ebbero in tutto 8 figli: Pasquale, Francesco Paolo (morto dopo appena due anni), Beatrice, Ernestina Maria Luisa (morta pochi mesi dopo la nascita), Ernestina Maria Luisa (la nostra Madre Giuseppina alla quale i genitori diedero il nome della sorella morta nel giugno del 1859), Ettelin, Palmina, Ludovico.

Fonte battesimale della chiesa parrocchiale di San Nicolo l’Albergheria di Palermo

La piccola Ernestina venne battezzata lo stesso 11 aprile presso la chiesa Parrocchiale di San Nicolo all’Albergheria. Rimase a Palermo solo un mese circa, in quanto nel maggio dello stesso anno Giuseppe Garibaldi sbarcò con i “Mille” in Sicilia, con tutto ciò che ne conseguì per il governo borbonico, di conseguenza la famiglia Arcucci, temendo possibili ritorsioni contro i familiari degli ufficiali borbonici, decise di fuggire. Il solo Giovanni restò a combattere con il suo reggimento e per questo venne decorato con la Croce di grazia di San Giorgio.

La famiglia Arcucci tornò in seguito a riunirsi, e dopo ad alcuni passaggi a Foggia e Gaeta, andò a vivere all’Aquila, dove Giovanni, nel frattempo arruolatosi nel nuovo Regio Esercito Italiano, fu mandato a prestare servizio come sottotenente nello stato maggiore della città. Nel Capoluogo abruzzese la piccola Ernestina trascorse la sua infanzia e mosse i suoi primi passi, non solo biologici, ma anche nella fede e nella cultura.

Chiesa di San Paolo dei Barnabiti ed ex Istituto San Paolo dell’Aquila

Frequentò con molto profitto le scuole elementari presso il rinomato Istituto San Paolo, assieme alla sorella Beatrice, anche lei molto diligente, ottenendo attestati e premi. Dopo circa nove anni, Giovanni fu trasferito presso la milizia Provinciale di Napoli e la famiglia Arcucci andò a vivere a Casalnuovo di Napoli. Ernestina completò i suoi studi a Napoli, dove ottenne la patente di Maestra di grado inferiore.

 

 

 

La Pia Casa d’Istruzione e Lavoro di Ariano di Puglia e l’arrivo della giovane Ernestina

Nel frattempo ad Ariano di Puglia (oggi Ariano Irpino) in un antico monastero intitolato al “Santissimo Salvatore” (sorto per la squisita beneficienza della Signora Covella Romanea, nel XVI secolo), abitato dalle monache benedettine cassinesi, venne istituita una Pia Casa di Lavoro, dall’allora vescovo diocesano mons. Francesco Trotta. Il motivo di tale istituzione derivava dal fatto che il monastero, colpito dal Regio Decreto di soppressione delle corporazioni religiose del 7 luglio 1866, n. 3036, era destinato a scomparire con il venire meno delle monache nel corso degli anni, e con il monastero sarebbe scomparso anche l’educandato che per moltissimi anni era stato diretto, con molto profitto, dalle stesse religiose benedettine a beneficio delle fanciulle della città, soprattutto a vantaggio di quelle più povere.

La badessa Irene Crocefissa Mazza

Onde evitare la fine di questa realtà educativa tanto preziosa, le monache benedettine, su consiglio di mons. Trotta, con deliberazione capitolare del 20 agosto 1877, accettarono di ricevere suore giovani e  formate al metodo di insegnamento corrente, che le avrebbero aiutate nell’opera educativa ed assistite nella vecchiaia. Il 20 settembre dello stesso anno il Vescovo approvò la deliberazione e per rispondere alle esigenze della realtà che sarebbe venuta in essere, chiese aiuto al Beato Tommaso Maria Fusco, fondatore delle Figlie della Carità del Preziosismo Sangue, con sede a Pagani, le quali hanno nel loro carisma anche l’impegno educativo. Il Beato Tommaso Maria Fusco provvide all’invio di sette religiose che giunsero ad Ariano di Puglia il giorno 21 novembre 1877, festa della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, dando così avvio alla Pia Casa di Lavoro, la quale venne ufficialmente istituita con decreto vescovile datato 8 dicembre dello stesso anno e presentata alla Diocesi.

Il Beato Tommaso Maria Fusco e mons. Francesco Trotta

La direzione della nuova Istituzione venne affidata, per conto del Vescovo, al canonico penitenziere Crescenzo Decapraris, tuttavia, le monache benedettine mantennero un ruolo di rilievo al suo interno. Direttrice della scuola era, infatti, la monaca Teresa Durante, e diverse religiose benedettine continuarono comunque ad insegnare. Regole e statuto della nuova Istituzione vennero redatte da mons. Trotta, il quale stabilì che la Pia Casa di Lavoro era unita indissolubilmente alle monache. Essa comprendeva un orfanotrofio, una scuola elementare di grado inferiore e superiore per alunne convittrici ed esterne, una scuola di lavoro per arti donnesche (ossia lavori tipici delle donne, come il cucito, il ricamo, ecc…), un collegio di ragazze, di età compresa tra i 6 e i 12 anni, dedicato in modo particolare alle fanciulle benestanti, senza però restare precluso a quelle più povere. Le Suore del Beato Tommaso Maria Fusco si impegnarono, oltre che nell’insegnamento, anche nel catechismo presso le parrocchie della città.

Nonostante l’impegno delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, si rese necessaria la presenza di ulteriori maestre. Il Beato Fusco si diede da fare per trovarne due, le quali, possibilmente, avrebbero in seguito intrapreso la vita religiosa. Di queste due, una fu la nostra Ernestina, la quale fece il suo ingresso nella Pia Casa il giorno 11 settembre 1878, andando ad affiancare nell’insegnamento la monaca Teresa Durante. Nei primissimi anni di presenza nella Pia Casa, Ernestina maturò in maniera definitiva la sua vocazione alla vita consacrata. Il giorno 15 maggio 1880 fece il suo ingresso in noviziato tra le Figlie della carità del Preziosissimo Sangue, tuttavia, non trascorse l’anno previsto presso la Casa madre a Pagani, bensì ad Ariano di Puglia. Ciò le permise di restare accanto alle monache benedettine, circostanza che influì molto sulla sua formazione spirituale.

Il 15 maggio 1881 fece la sua professione religiosa assumendo il nome di suor Giuseppina, in omaggio a San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù, al quale era intitolata la parte della Pia Casa nella quale abitavano le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, denominata appunto: “Ritiro San Giuseppe”.

Suor Giuseppina Arcucci con l’abito delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue

Suor Giuseppina dimostrò di avere preziose doti didattiche e alte qualità di leadership. Infatti a partire dal 1883, appena all’età di 23 anni, si ritrovò ad essere ufficialmente la direttrice della scuola della Pia Casa d’Istruzione e Lavoro. Nel corso della sua vita insegno a bambini e bambine le varie materie scolastiche, tra cui il francese e la musica, unite a quelle delle scuole di lavoro (in quest’ultimo caso riservate alle bambine ed alle ragazze, essendo prettamente lavori femminili, come il ricamo e il cucito) ed ebbe modo, soprattutto agli inizi degli anni ’20 del secolo scorso, di insegnare nelle scuole serali e festive dedicate agli adulti rimasti analfabeti. Ella conseguì, altresì nel corso degli anni, diversi attestati e diplomi, rilasciati al termine di specifici corsi, come quello per l’igiene o per la ginnastica; acquisì, inoltre, nozioni infermieristiche e farmaceutiche a Napoli, presso le Figlie della Carità, su invito di mons. Andrea D’Agostino. Madre Giuseppina, sempre nel corso degli anni, fu presente accanto alle “sue” figlie nella preparazione agli esami di abilitazione all’insegnamento, esortandole a specializzarsi anche in altri tipi di servizi ai quali spesso le suore furono chiamate, come quello di infermeria, aiutandole a superare i loro timori e i loro limiti e desiderando allo stesso tempo che esse divenissero, oltre che suore preparate, anche madri amorevoli. L’impegno espresso da suor Giuseppina e dalle altre insegnanti fin da subito fu molto proficuo. Le alunne della Pia Casa (orfanelle, alunne interne ed esterne) risultavano essere ben istruite e i lavori svolti dalle scuole di lavoro erano accolti con numerosi elogi ed approvazioni, pensiamo alle medaglie d’argento donate da Papa Leone XIII alla Pia Casa nel 1880, in segno di gratitudine per un quadro raffigurante San Giuseppe, realizzato dalle orfanelle, o ad altri encomi elargiti negli anni successivi. Uno dei maggiori riconoscimenti ricevuti dalla Pia istituzione fu il decreto del 26 maggio 1886, con il quale il vescovo Francesco Trotta riconobbe la Pia Casa ente morale ecclesiastico, al termine di una visita pastorale all’interno dello stesso Istituto.

Momenti importanti e decisivi nella vita di suor Giuseppina Arcucci furono il trasferimento di mons. Trotta alla sede vescovile di Teramo, il giorno 11 gennaio 1889 (dopo la nomina giunta nel 1888) e la morte del Beato Tommaso Maria Fusco il 24 febbraio 1891. Mons. Francesco Trotta, nonostante il suo notevole impegno a favore della Diocesi di Ariano di Puglia, subì una calunniosa quanto ingenerosa accusa inoltrata ai dicasteri vaticani da alcuni delatori, nella quale si parlava di scandali, simonia e disordini riguardanti il seminario vescovile. Il Vescovo ricevette da Roma il libello di accusa, trasmessogli come da prassi curiale romana affinché ne avesse conoscenza, restandone costernato. Il Senato diocesano, composto da canonici, mansionari, da alcuni parroci e dal vice – rettore del seminario, venuto anch’esso a conoscenza del libello, reagì sottoscrivendo una relazione, prontamente inviata al Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, nella quale vennero forniti particolari biografici e comportamentali relativi a mons. Trotta, con lo scopo di scagionarlo dalle colpe imputategli. Il Senato vescovile accertò, inoltre, che le quattro firme apposte al libello erano falsificate, cosa che rendeva di per sé inattendibile lo stesso l’atto di accusa. Mons. Trotta accompagnò la relazione del suo Senato con una lettera nella quale, oltre a convalidare tacitamente la relazione del Senato diocesano ed esprimere turbamento e al tempo stesso fiducia nella Divina Provvidenza, si dichiarò disposto ad accogliere quanto il Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari avrebbe disposto nei suoi confronti, sottoponendogli anche l’opportunità di un suo trasferimento in altra sede. Pur riconosciuto estraneo alle accuse il Vescovo venne trasferito, come già detto, alla sede vescovile di Teramo. Con il trasferimento di mons. Trotta, la Pia Casa perse la vicinanza del suo fondatore, mentre la morte del Beato Tommaso Maria Fusco fece sì che le Suore della Pia Casa fossero tutte in seguito richiamate nella loro Casa madre a Pagani.

Suor Giuseppina Arcucci, ormai divenuta superiora della comunità, si trovò a dover scegliere se andare a Pagani o restare ad Ariano di Puglia e continuare a portare avanti l’opera della Pia Casa. Considerato tutto il suo percorso formativo e tutte le vicissitudini della Provvidenza, non fece meraviglia la sua decisione di voler restare ad Ariano e continuare l’opera benefica della Pia Casa. Restarono con Lei, accanto alle poche monache benedettine, altre quattro consorelle: suor Agnese D’Agostino, suor Teresa Parzanese, suor Antonietta Granauro, suor Maria Grifone (tutte originarie d’Ariano).

Mons. Andrea D’Agostino

L’arrivo nell’aprile del 1891 del nuovo vescovo, mons. Andrea D’Agostino, segnò un nuovo inizio per suor Giuseppina e le sue consorelle. Dopo alcune reticenze iniziali, superate grazie alla mediazione di mons. Trotta, il nuovo vescovo di Ariano di Puglia prese a cuore la Pia Casa e le religiose che ne erano alla guida. Egli accompagnò suor Giuseppina nella fondazione di una nuova famiglia religiosa, alla quale volle assegnare il nome di “Associazione delle Suore dello Spirito Santo”, compilandone egli stesso la prima Regola, pubblicata il 2 febbraio 1896 (data della fondazione della Congregazione). Mons. Andrea D’Agostino suggerì questo nome alla nuova Associazione, in quanto desiderava che tra il popolo di Dio vi fosse una maggiore conoscenza dello Spirito Santo; era quello il tempo in cui nella Chiesa si poneva una più profonda attenzione sulla Terza Persona della Santissima Trinità (pensiamo alla Beata Elena Guerra o all’Enciclica di Leone XIII Divinus Illud Munus del 1897). Nella Regola della nuova Associazione, infatti, era specificato che le Suore dovevano impegnarsi nella diffusione del culto dello Spirito Santo. Ad ulteriore suggello di questa missione, mons. D’Agostino fece giungere da Colonia (Germania) un quadro raffigurante la dottrina dello Spirito Santo, il quale divenne poi l’emblema della nascente Famiglia Religiosa.

Quadro scelto come emblema della Congregazione da mons. Andrea D’Agostino (foto: Bianca Giorgione)

Madre Giuseppina Arcucci e le “sue” figlie accolsero tutto ciò vivendo momenti particolari dedicati allo Spirito Santo, come la Novena di Pentecoste e la stessa Solennità di Pentecoste, nella quale le religiose erano solite rinnovare i voti in segno di un rinnovato impegno a vivere il carisma della Famiglia religiosa. Madre Giuseppina e le Suore dello Spirito Santo con la loro opera, volta a rispondere ovunque all’urgenza della carità, testimoniarono l’azione benefica dello Spirito Santo nel mondo. Esse continuarono ad impegnarsi nell’educazione dei fanciulli, nella cura degli orfani, nella catechesi, senza tralasciare altre urgenze e necessità, come l’assistenza ai bisognosi e la cura degli ammalati, anche in tempi di epidemie. Una prova di ciò avvenne già nel settembre 1889, quando suor Giuseppina (ancora suora del Preziosismo Sangue) insieme ad altre sue compagne si recò presso il luogo del disastro ferroviario di Pianerottolo per soccorrere i feriti, accogliendo, poi, nella Pia Casa l’orfana di una delle vittime, proveniente da Minervino Murge.

Il periodo delle vertenze

Nonostante il bene compiuto da Madre Giuseppina e dalle Suore dello Spirito Santo nella Pia Casa, sorsero problemi con il Comune di Ariano di Puglia, il quale, in virtù della legge del 7 luglio 1866 reclamò parte dell’edificio dell’ex monastero del Santissimo Salvatore con lo scopo di farne un edificio scolastico. In un primo momento, con una petizione sottoscritta dai cittadini arianesi e l’intervento di mons. Andrea D’Agostino, tutto restò invariato e nel 1904 il Comune concesse per 20 anni al Vescovo la parte dell’ex monastero in questione ad uso Pia Casa. Con il cambio di Amministrazione Comunale, però, il Consiglio comunale revocò, nel marzo 1906, le deliberazioni approvate due anni prima. Iniziò così una lunga vertenza che si protrasse per anni dinanzi a vari tribunali, amministrativi e civili, nei quali il Vescovo, Madre Giuseppina e la Pia Casa, ne uscirono sempre vincitori.

Pia Casa d’Istruzione e Lavoro di Ariano Irpino – Cortile

Gli avversari di Madre Giuseppina e mons. D’Agostino tentarono allora la strada della diffamazione per mezzo della stampa, con la pubblicazione di articoli ingiuriosi e diffamatori, i quali costrinsero Madre Giuseppina a ricorrere al tribunale, dopo aver sopportato tutto pazientemente e cristianamente, per il bene della Pia Casa. Il Tribunale di Ariano di Puglia condannò al carcere ed al risarcimento danni il caporedattore ed il tipografo del giornale locale “La Lotta” (quest’ultimo al solo risarcimento danni), nel quale vennero pubblicati gli articoli diffamatori. Tuttavia, Madre Giuseppina mostrò carità verso il caporedattore portando a lui materasso e cibo quotidianamente, riuscendo anche ad ottenerne la scarcerazione, così come mostrò tanta misericordia nei confronti di uno dei più battaglieri componenti del Consiglio comunale di quel tempo, nel momento in cui quest’ultimo ebbe necessità di aiuto durante la I guerra mondiale. In questa circostanza, alcuni esponenti del partito che era in contrasto con Madre Giuseppina ed il vescovo D’Agostino sottoscrissero una lettera con la quale si dissociarono da quanto pubblicato sul giornale “La Lotta”, riconoscendo la bontà dell’opera compiuta da Madre Giuseppina Arcucci. Non mancarono in questo periodo avversari anche all’interno del clero arianese. Alcuni presbiteri, infatti, firmarono un esposto contro mons. Andrea D’Agostino, nel quale veniva screditata oltremodo anche Madre Giuseppina, indirizzandolo alla Santa Sede, la quale provvide all’invio di un visitatore apostolico nella persona di mons. Giuseppe Cecchini, O. P., il quale, tuttavia, non riscontrò alcun tipo di nefandezza. La Congregazione Concistoriale, una volta ricevuta la relazione del Visitatore Apostolico, scrisse parole di incoraggiamento al Vescovo di Ariano di Puglia ed ammonì i membri del clero sottoscrittori dell’esposto.

Crescita ed espansione della Congregazione

Terminato il periodo delle grandi vertenze, iniziò una fase di espansione per le Suore dello Spirito Santo. In occasione del 50° anniversario di ordinazione presbiterale di mons. Andrea D’Agostino (1 dicembre 1911) il vescovo di Troia, Domenico Lancellotti, chiese a mons. D’Agostino tre suore per un asilo infantile a Faeto, in provincia di Foggia. Il 21 gennaio del 1912 le prime tre Suore lasciarono il loro nido per iniziare a spandersi in altri luoghi e non limitare la loro operosità alla sola città di Ariano di Puglia.

Mons. Andrea D’Agostino

Tuttavia si affacciarono nuove prove molto dure per la piccola Comunità delle Suore dello Spirito Santo, infatti, nel giro di pochi mesi mons. D’Agostino si indebolì molto e si ammalò. Sperando in una ripresa venne portato a Napoli, nella Casa dei Vergini della Congregazione dei Preti della Missione, della quale il Vescovo faceva parte, all’inizio di gennaio del 1913, ma qui, lontano dalla sua Diocesi, dalla Pia Casa e dalle sue care Suore, morì il 13 febbraio dello stesso anno. Madre Giuseppina e le sue figlie furono private non solo di un vescovo, di un Pastore, di una guida spirituale, ma di un vero e proprio padre che camminò con la Comunità nascente, seguendone ogni passo, indicando loro il sentiero del bene e condividendone le pene, le sofferenze e le prove.

Anche in questa triste circostanza, alla quale si aggiunse la morte della madre Maria, Madre Giuseppina non si abbandonò alla sfiducia, ma continuò a lottare con grande forza, dando prova di forza d’animo e costanza. In quello stesso periodo morirono anche le ultime due monache benedettine cassinesi presenti nell’ex monastero: donna Maria Crocifissa, della nobile famiglia Mazza, (8 ottobre 1910) e donna Maria Raffaella Lusi (27 febbraio 1913); entrambe furono badesse.

Alcune difficoltà vennero alla luce in sede vacante con l’amministratore diocesano e vescovo di Lucera mons. Lorenzo Chieppa, il quale non ebbe simpatie per la Pia Casa e le religiose che ne erano alla guida, tanto da scrivere dure parole alla Santa Sede in una sua relazione. Così come non ebbe dal principio una buona predisposizione nei confronti delle Suore dello Spirito Santo il successore di mons. Andrea D’Agostino, ossia mons. Cosimo Agostino, il quale privò la Pia Casa di un assegno di £ 1800 che il vescovo Trotta istituì a carico della Mensa vescovile di Ariano di Puglia, confermato ed incrementato con tomoli di grano da mons. D’Agostino e puntualmente corrisposto nei periodi di sede vacante dall’Economato dei Benefici Vacanti delle Province Napoletane. Tuttavia i rapporti con il Vescovo, migliorarono, tanto è vero che mons. Cosimo Agostino, non solo ripristinò l’assegno, ma scrisse al Papa, in data 22 febbraio 1918, poco prima di morire, una lettera nella quale espresse la sua volontà di riconoscere l’Associazione delle Suore dello Spirito Santo come congregazione di diritto diocesano. Il successore mons. Giuseppe Lojacono fu piuttosto benevolo con le Suore della Pia Casa, seppure non mancarono alcune difficoltà, le quali furono comunque superate.

Madre Giuseppina Arcucci aprì sempre più il suo cuore anche ai bisognosi di altre realtà italiane: pensiamo a come ella si rese subito disponibile ad accogliere alcune bambine rimaste orfane del terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915, o facendo sentire l’operosità sua e delle “sue” figlie durante la I guerra mondiale, accogliendo orfane di guerra, aiutando le vedove e le sorelle dei soldati caduti al fronte ed i profughi triestini. Ella non mancò, poi, di venire incontro alle richieste di vescovi, parroci, autorità statali o privati cittadini, inviando suore per l’apertura di nuove comunità, per il servizio in asili infantili, cliniche ed ospedali, attività nelle parrocchie. In tal modo le Suore dello Spirito Santo si trovarono ad essere un punto di riferimento di realtà povere e nascenti, come quella di San

Suore e bambini a San Cesareo (autore della foto: Puglielli)

Cesareo, quando furono chiamate dall’allora commissario prefettizio del Comune di Zagarolo, Oreste D’Avanzo, nel 1930, per l’educazione dei bambini della borgata e la cura spirituale della popolazione non essendoci neanche un prete che potesse celebrare la Santa Mesa quotidianamente, o a dirigere realtà nuove improntate sul modello della Pia Casa d’Istruzione e Lavoro di Ariano Irpino, come a Pescina, a seguito dell’invito fatto dal prof. Francesco Paolo Sgobbo nel 1935, o ancora a prestare servizio presso ospedali e cliniche private, come nel caso di Napoli, Bari e Subiaco. Altre sedi di apostolato che istituì Madre Giuseppina furono: Napoli (dove nel corso degli anni ‘30 del XX secolo venne trasferito il noviziato); Bari; Alberobello; Roma; Macerata; Trevico; Roseto Valfortore; Castelbaronia; Gesualdo, ed altre ancora.

Un evento triste nel quale la Serva di Dio Giuseppina Arcucci e le altre Suore svolsero un’attività caritativa notevole, fu in occasione del terremoto del vulture del 23 luglio 1930, prestando servizio nell’ospedale da campo allestito in una parte della Pia Casa di Ariano Irpino, e dando ristoro ai soccorritori. L’opera di soccorso prestata dalle suore in questa triste circostanza contribuì notevolmente alla costituzione in ente morale civile della Pia Casa d’Istruzione e Lavoro di Ariano Irpino, che avvenne con regio Decreto il 15 settembre 1932, un riconoscimento, questo, già auspicato da mons. Francesco Trotta e tentato senza successo da mons. Andrea D’Agostino. In vista di questo riconoscimento l’allora commissario prefettizio al Comune di Ariano Irpino, Amleto Aleandri, dono l’edificio nel quale ancora oggi (con le dovute ristrutturazioni e rifacimenti) la Pia Casa ha sede al nuovo Ente morale, un episodio questo che, possiamo dire, pose definitivamente fine all’annosa questione legata al possesso dell’edificio dell’ex monastero del “Santissimo Salvatore”.

Le Suore dello Spirito Santo presero spesso parte, inoltre, ad alcune delle maggiori Fiere Campionarie italiane, con manufatti frutto del lavoro delle orfanelle, delle ragazze delle scuole di lavoro e delle stesse religiose della Comunità della Casa madre e delle case filiali, riscuotendo notevole successo e diversi attestati di riconoscimento; spesso anche Madre Giuseppina fu presente con le “sue” figlie a queste manifestazioni.

La Serva di Dio Giuseppina Arcucci (al centro) con due Suore dello Spirito Santo ad una Fiera campionaria

La morte

Con il passare degli anni aumentavano anche i malanni, dovuti all’avanzare dell’età, ma fin quando le forze fisiche la sostennero, Madre Giuseppina non smise di compiere il bene, esortando le Suore a fare altrettanto e a visitando le varie comunità filiali, allo scopo di far sentire la sua vicinanza, verificare e dare indicazioni utili per il buon andamento delle stesse. Dopo la Solennità dell’Epifania del Signore del 1940 si ammalò gravemente di angina pectoris. A nulla valsero le cure dei medici e dopo pochi giorni, il 21 gennaio, morì santamente tra l’affetto delle “sue” figlie, raccomandando loro la Congregazione ed esortandole a vivere nella purezza. Molta fu la commozione tra le Suore dello Spirito Santo e la gente che ebbe modo di conoscerne ed apprezzarne le virtù. Al suo funerale partecipò una grande folla, nonostante il gran freddo di quei giorni, che la chiesa di Sant’Anna, nella quale fu celebrato il rito funebre presieduto dal vescovo di Ariano Irpino, mons. Gioacchino Pedicini, non riuscì a contenere. Il suo corpo, dapprima tumulato nel cimitero di Ariano Irpino, fu in seguito riesumato e traslato il giorno 6 luglio 1975 presso la Chiesa di Sant’Anna, adiacente la Pia Casa, alla presenza di numerosi fedeli, tra vescovi, preti, religiosi e laici.

La Serva di Dio Giuseppina Arcucci avanti negli anni (foto di Bianca Giorgione)