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San Cesareo (RM)
Omelia di Mons. Massimiliano Palinuro

Omelia tenuta dal vicario apostolico di Istanbul ed amministratore apostolico dell’esarcato bizantino in Turchia, S. Ecc.za mons. Massimiliano Palinuro, durante la Santa Messa di sabato II settimana di Avvento, celebrata presso la chiesa di Sant’Anna di Ariano Irpino, il giorno 11 dicembre 2021.

Una delle figure che campeggia durante il Tempo di Avvento perché possiamo predisporre il nostro cuore alla venuta del Signore Gesù è Giovanni Battista, il Precursore, colui che con la sua parola forte ci invita a preparare la strada al Signore che viene, ma il ruolo, la funzione di Giovanni Battista, che era stata già prefigurata dal grande profeta Elia, per ciascuno di noi si concretizza con persone che Gesù manda. Il Signore manda ancora nella nostra vita i profeti, persone che ci portino la Sua parola, persone inviate a preparare la strada a Lui e siamo oggi invitati a fare memoria grata di quelle persone che ci hanno trasmesso la fede, di quelle persone che hanno preparato l’incontro col Signore Gesù nella nostra vita. Per ognuno di noi ci sono figure importanti e dobbiamo farne sempre memoria grata, come siamo invitati a ricordare il grande profeta Giovanni, così siamo anche nella nostra vita personale invitati a rendere lode al Signore per quelle persone che ci ha inviato, per quelle persone che ci hanno trasmesso la fede, per quelle persone che hanno preparato il nostro incontro con Gesù. Ognuno di noi sicuramente nel suo cuore custodisce i suoi ricordi, sarà stata una persona significativa: i nonni, i genitori, coloro che per primi ci hanno tramesso l’essenziale della fede, sarà stato qualche sacerdote, qualche suora, qualche anima consacrata, qualche testimone autentico e credibile del Vangelo. Per ognuno di noi c’è stato questo dono, di qualche persona che potremmo giustamente chiamare profeta. C’è stato nella nostra vita qualche profeta. Profeta non significa una persona capace di fare cose strabilianti o di predire il futuro, questo è un significato non corretto per esprimere la parola profeta; profeta significa porta parola del Signore, ambasciatore del Signore, coloro che ci hanno portato Gesù, coloro che ci hanno condotto a Gesù sono profeti, che ci hanno portato una parola che ha illuminato la nostra vita, che ha dato senso alla nostra esistenza.

Ecco carissimi, in questi primi giorni del mio ministero episcopale, a poca distanza dalla mia ordinazione, sto facendo un pellegrinaggio della memoria, prima di partire, giovedì prossimo io partirò per Istanbul e da sabato farò l’ingresso nella diocesi, dovrò entrare nella vita ordinaria di un’altra Chiesa locale, farmi carico dei problemi della Chiesa, delle persone, delle comunità religiose, dei sacerdoti, delle suore, ma prima di partire, un po’ affollando anche le ore, i giorni, perché tutto sto facendo con grande, diciamo così, velocità, subito dopo questa celebrazione dovrò raggiungere il santuario di San Gerardo, dove mi hanno invitato a mezzogiorno a celebrare la Messa sulla tomba di san Gerardo che sarà aperta oggi, perché devono fare una ricognizione canonica, sapendo che io sono molto devoto di san Gerardo Maiella, e quindi si è affoltata anche questa mattina che pensavo fosse un po’ più tranquilla, dedicata solo a questo nostro incontro di preghiera, ma qual è il senso di questo pellegrinaggio della memoria che sto facendo in questi pochi giorni prima della partenza? È quello di ripercorrere luoghi, persone, che hanno accompagnato il mio cammino di fede, e quando suor Marcella mi invitò a celebrare nella chiesa di Sant’Anna, prima della partenza, con grande piacere ho accolto l’invito, perché questa chiesa è stato un luogo speciale per il mio rapporto con il Signore e questa chiesa è il santuario Eucaristico della diocesi, sapete santuario Eucaristico che significa? È un luogo deputato all’adorazione perpetua, dove Gesù è esposto di continuo e dove la comunità cristiana viene per vivere un momento di intimità con il Signore, e sicuramente tutti voi state gustando la gioia di stare davanti a Gesù presente nell’Eucaristia, nell’adorazione personale che ogni giorno in questa chiesa si fa. Ebbene durante il tempo in cui ero seminarista, ogni estate quando i seminaristi vanno in vacanza, questa era un po’ la mia cappella, andavo a Messa in Cattedrale alle 8:00 del mattino, c’era la Messa di don Antonio Russo, ve lo ricorderete, che fedelmente celebrava l’Eucaristia al mattino e dopo quella Messa venivo qui davanti a Gesù, e qui ho vissuto i momenti belli di grande intimità con il Signore, quindi questo luogo mi è tanto caro e ringrazio veramente suor Marcella, la carissima Madre Maria Paola che ha voluto rivolgermi questa parola di saluto, e guida adesso la comunità delle Suore, siamo cresciuti insieme, si può dire, siamo quasi coetanei, e quindi ci conosciamo da una vita e sono molto contento che adesso stai portando avanti la guida della Congregazione, se posso essere utile in qualche modo ci sono ovviamente, lo sapete bene, ma questo luogo veramente è un luogo che mi è caro.

E un altro motivo è la presenza del venerato corpo della Madre Arcucci. Entrando non si può fare a meno di rivolgere uno sguardo ed un saluto alla Fondatrice della vostra Famiglia religiosa, che ha fatto dono ad Ariano e alla diocesi, di questa Famiglia religiosa che attualmente annunzia il Vangelo e serve la missione della Chiesa in tanti luoghi della terra, ma che ha qui la sua Casa madre, che ha qui il suo primo seme, e lo si deve al coraggio della Madre Arcucci, che ci auguriamo di vedere presto onorata dalla Chiesa e iscritta nell’albo dei beati e dei santi. Un luogo speciale, un luogo della memoria, un luogo che mi costringe a ricordare momenti belli di intimità con il Signore e abbiamo sempre bisogno di ricordarci le tappe della nostra Salvezza e io inviterei anche ciascuno di voi a fare lo stesso. Vedete noi quando leggiamo la Bibbia siamo invitati a ripercorrere la storia della salvezza, del popolo di Israele, per l’Antico Testamento, del popolo della nuova alleanza, la Chiesa, per il Nuovo Testamento, perché il Signore ha scritto una storia d’amore con il Suo popolo, per salvarci, per condurci alla vera terra promessa: alla vita eterna.

La storia della Salvezza è appunto la storia attraverso la quale il Signore ci ha riscattati e redenti, ma c’è una “storia della salvezza” che ognuno di noi può scrivere; ognuno di noi può scrivere la sua storia della salvezza, ognuno di non sta vivendo il suo vangelo, ognuno di noi può scrivere il suo vangelo personale, cioè può ripercorrere, attraverso questa memoria del cuore, le tappe della propria salvezza, e ognuno di noi lo deve fare, perché noi siamo un po’ smemorati, noi facilmente dimentichiamo le esperienze che abbiamo fatto, facilmente ci facciamo prendere dalle emergenze del momento e non ricordiamo la grazia che abbiamo ricevuto e le esperienze di grazia che abbiamo vissuto, e invece no, dobbiamo ripercorrere!

Ecco allora, ricordare i luoghi della nostra salvezza, le persone e i volti che abbiamo ricevuto come un dono di Dio, i profeti che ci hanno annunziato la parola, dobbiamo fare questo cammino a ritroso, fare questo pellegrinaggio interiore per custodire una memoria grata delle persone da cui abbiamo ricevuto le cose che davvero contano, e allora quello che sto facendo io un po’ personalmente, in un momento in cui la mia vita è messa sottosopra da una chiamata nella chiamata, da una obbedienza che mi è stata data dal Santo Padre, ecco quello che sto facendo io, io vi auguro e vi consiglio di

farlo ciascuno di voi: riprendete in mano la vostra vita, ripercorrete tappa per tappa, le esperienze che avete vissuto, ricordate con gratitudine e affetto le persone che avete incontrato, i volti avete amato e coloro che vi hanno consegnato i tesori più preziosi: la fede, la speranza e l’amore. Noi abbiamo ricevuto tante cose da tante persone, ma sono solo tre i tesori che rimangono, ve le ricordate? Ce le ricorda l’apostolo Paolo ai Corinti: tutte le cose sono preziose in questo mondo, tutto è importante, tutto è bello, ma tre sole cose rimangono, tre soli tesori rimangono: la fede, la speranza e l’amore. E chi ce li ha consegnati questi doni, che vengono da Dio sicuramente e a Lui dobbiamo rendere lode e grazie, ma che passano attraverso le fragili mani, di coloro che il Signore ci invia, noi dobbiamo farne memoria grata. Allora non dobbiamo essere smemorati, non dobbiamo essere ingrati, dobbiamo custodire nella memoria del cuore i volti, le persone, anche i luoghi, in cui abbiamo ricevuto la presenza viva del Signore Gesù, il Suo Vangelo che salva.

Sia lodato Gesù Cristo”.